sabato 25 luglio 2015

Evviva le Beta HCG!

10 ottobre 2014. Porto Palo di Menfi, Sicilia. Ristorante "La Lucerna". Sorpresa a papà, mamma e Chiara. Dopo un paio d'anni compro il primo biglietto, prendo l'aereo, noleggio un'auto e mi presento nella mia vecchia casa. Da solo, senza Irene: "Per qualche giorno non aveva senso...". Alla sera, come dicevo, si mangia pesce, of course. 

"Papà, mamma... Irene non è venuta perché forse...". A mamma e papà non bisogna dir nulla. Loro, rimasti al "se aspettate un nipotino da noi...", capiscono subito. Perché puoi cambiare idea, puoi cambiare residenza, puoi cambiare tu, ma il loro intuito no. Un momento fantastico, coronato da pesce fresco e vino bianco. Basato, quel momento fantastico, solo su una sensazione. In realtà il ciclo non è ancora nemmeno in ritardo. Ma sia io che Irene sentiamo che qualcosa è successo, che quantomeno è in atto. Lei, tornando da una cena qualche giorno prima, in auto ha la nausea. Ma non lo dice perché la prenderei in giro: le famose nausee immaginarie.

Il 13 ottobre torno a Verona. Devo subito andare in radio così prendo un test di gravidanza al volo in un ipermercato. Ispira meno fiducia di un'amaca precaria. Lo facciamo, risultato: positivo, forse. Linea troppo chiara. Lo schermino suggerisce: investi di più. Lasciamo perdere. 14 ottobre. In farmacia: "Un test di gravidanza, il migliore del mondo". Clear Blue, ti dice anche il colore degli occhi e se il nascituro apprezza la classica o il jazz. Viene subito convocato un summit in bagno. Pipì. Responso dopo 10 secondi: incinta, 2-3 settimane. Rimaniamo un'oretta a festeggiare in bagno ergendo a trofeo il test, con tanto di foto di rito. La festa più bella di sempre.

Ora però manca la conferma delle conferme, e cerchiamo, per quanto possibile, di non farci troppe illusioni. Manca il verdetto della celebre Signora Beta HCG. In sostanza, dopo primo grado e appello, la Cassazione delle gravidanze. Il sangue non mente, e allora via al prelievo e poi a casa ad aspettare il risultato che arriverà via mail qualche ora dopo.

Ci siamo. Beta: 580. Ma sulla prima riga leggo: non in gravidanza. Pirla, devi guardare il valore e la riga corrispondente. Con me c'è mia sorella Chiara. Irene è nell'altra stanza: INCINTAAA!!! E urliamo come nemmeno Fabio Grosso ai Mondiali del 2006. 

La prima cosa che facciamo è registrare un video, che sto riguardando adesso. Cinquanta secondi di gioia in cui parliamo con Leo, senza sapere se fosse con la O o con la A. Perché non aveva la minima importanza. Un video da rivedere tutti insieme, tra qualche anno. Io vado a lavoro con la sensazione di aver bevuto ben oltre il limite legale anche se non ho toccato nulla. Sono davvero ebbro. Riflessi rallentati, occhi lucidi e farfalle, falene e pettirossi nello stomaco.

La sera andiamo a festeggiare, io e Irene, al ranch Rocce Rosse. Lei lo ha appena detto alla sua famiglia, mentre io ero in diretta radio a parlare di calcio, ma con la testa solo ed unicamente a lui/lei-noi.

Bene. Ora è davvero iniziata. Questa storia, è in quel momento che è iniziata davvero. Eravamo incinti. Per la pipì e anche per il sangue.

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