giovedì 3 settembre 2015

E poi Leo è nato! (prima parte)

Irene ad un paio d'ore dal parto. Soffro di più io
È il 15 giugno 2015. Mancano 6 giorni al termine della gravidanza. Tutto sta procedendo per il verso giusto. Oggi ho una riunione alle 9 e una conferenza stampa alle 10.30 a Peschiera del Garda. Alle 7 mi sveglia Irene. "Ho le contrazioni, mi sembrano forti e costanti". Anche due giorni prima era successa la stessa cosa, ma tutto era rientrato. "Ok, io vado, se continuano chiamami e arrivo al volo". Alle 9.30 arriva la telefonata: "Amore, ho fatto la doccia e credo si siano rotte le acque, ho perso il tappo... vieni a casa!". Mentre guido mi arriva un sms da sua sorella, Arianna: "Fai veloce, grazie". 

Pausa. È difficile anche solo pensarlo questo post. L'emozione di quel giorno è troppo grande. Ho gli occhi con i lacrimoni pronti a debordare. Ma state lì, fate i buoni. È troppo grande, troppo bello per riuscire a raccontarvelo come si deve. 

Ok, va meglio. Dicevo che parto e volo a casa. Tutto è pronto per andare all'ospedale Borgo Trento, che ha seguito passo passo e monitorato con grande attenzione la gravidanza di Irene. Ha voluto occuparsene direttamente la dottoressa Debora Balestreri, responsabile di ostetricia e sala parto. Diciamo il Messi del Barcellona. Le contrazioni non cessano, anzi, aumentano di frequenza e intensità. Sono tentato dalla tamarrata del fazzoletto bianco dal finestrino, ma non lo trovo. Arriviamo e subito viene attivato il tracciato. Sembra che le contrazioni non siano così forti. Poi subito la visita: "Signora è dilatata di 4 centrimetri, la accompagnato in stanza". Bene, penso, ora con calma ci metteranno in stanza e chissà quando nascerà. Come spesso accade non avevo capito nulla. La "stanza" è la sala parto. Sento che tutto il mondo ha pigiato sull'acceleratore e non riesco a starci dietro. "Di già? Adesso? Aspettate, non capisco, cioè". Ma tutti vanno veloce e non mi ascoltano. 

Ci accompagnano in una tranquilla e rilassante sala parto. Ci affidano ad una giovanissima ostetrica, Ilaria Bettinsoli. Piccola e minuta. La guardo e dico: "Tutto qui? Lei, da sola, farà nascere mio figlio? Speriamo almeno non sia al suo primo parto". Mi sentirò molto pirla per questo pensiero. Se la Balestreri è Messi, lei è tranquillamente Iniesta: tutti dicono un gran bene di lei. 

Ah sì, non l'ho detto prima: Irene farà un parto naturale, anche se altri addetti ai lavori avevano avanzato alcune perplessità rispetto alla sua paraplegia, alla sensibilità alle contrazioni ecc. La Mortaro prima, e la Balestreri poi, sono sempre state certe di ciò: "Farai un bellissimo parto naturale". Quindi dobbiamo solo aspettare. 

Parliamo, scherziamo, mangiamo. Ci selfiamo. Ogni due ore viene visitata. La dilatazione aumenta: prima 6, poi 8. Poi, nel giro di un'ora, arriva a 10 centimetri. Ora Irene inizia ad accusare un dolore vero. Non fa più il fenomeno. Fino a quel momento era l'attrazione del reparto: "Oh, di là c'è una dilatata 8 che non ha male". Le contrazioni ora le sente eccome. 

"Sento di dover spingere" dice all'ostetrica. "Aspetta, è troppo presto". "No, non riesco a trattanere". "Ok - dice l'ostetrica - mi preparo". Ok, ora ho capito davvero. Leo sta per nascere. Per davvero. Dopo nove mesi ci siamo. Tutto sarà finito tra poco e inizierà di nuovo. Siamo alla fine del travaglio. Arrivano le infermiere, due ginecologhe e l'anestesista. I minuti passano veloci come i secondi. Inizio ad avere paura di svenire davvero. Da spavaldo a pirla, ancora. Irene inizia a spingere sul serio. Leo ha la testa praticamente ormai al limite. Io è da almeno più un'ora che con un ventaglio produco più energia di una pala eolica. Guardo Irene, guardo lo staff sanitario. Capisco che sono preoccupati perché quando Irene spinge il battito di Leo perde intensità. Intuisco che non vogliono correre rischi e risolvere tutto in un paio di spinte. La ginecologa è siciliana, di Palermo credo. "Signooora, spinga forte che a questa nasce". Arriva la contrazione. Irene spinge fortissimo. Fermo l'immagine e vedo una donna bellissima che sta per regalarmi la gioia più bella di sempre. È sudata, scapigliata, stravolta dal dolore ma forte, coraggiosa e pronta. Schiaccio play, Irene urla, tantissimo, e in un solo colpo, tutto insieme, nasce Leo(continua...)

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