giovedì 16 luglio 2015

Un bambino? Io e te? E se vince Bersani?

Benny&Irene, alias Papà&Mamma, a Sharm el Sheik (2013)
È lunedì 25 febbraio 2013. Sono le 20 e il luogo è il Melìa Resort di Sharm el Sheik. Tra poche ore si conoscerà il verdetto delle urne. In Italia si è votato infatti per eleggere il nuovo Parlamento. 

Io e Irene siamo da soli a bordo piscina, sprofondati sui grandi divani tuttocuscini tipici di quei luoghi. I russi che popolano il resort insieme ai loro bracciali free-drink sono tutti a letto. Siamo in attesa di notizie dall'Italia perché da una serie di circostanze dipende il nostro immediato futuro. Nel 2010 mi ero infatti candidato alle elezioni regionali del Veneto risultando il primo dei non eletti nella mia lista. La persona che era stata invece eletta era ora candidata al Parlamento in una delle liste collegate a Bersani. Se avesse preso un buon numero di voti e la sua lista avesse raggiunto il quorum, lui sarebbe andato a fare il deputato e io gli sarei subentrato al Consiglio Regionale. 

"E se, e se, e se". Quella sera parliamo molto del futuro, come forse mai avevamo fatto perché io e Irene siamo sempre state persone che vivono il presente, l'ora e adesso. 
E se... ci sposassimo? No, non ci interessa. Andiamo a vivere a Cuba? Tu fai la psicologa, io faccio l'istruttore subacqueo... umh vediamo. Boh, magari, un giorno, ci verrà voglia di fare un bambino..
Momento di silenzio. Ognuno dei due pensa: 
se dico sì, se dico no, se dico forse... come la prenderà lei/lui. Ma se dico sì e poi... e se dico no e magari... no perché io voglio, cioè, forse... dipende da... bisogna aspettare il momento giusto* no?
"Boh, magari, un giorno, ci verrà voglia di fare un bambino".

Piccolo antefatto (che i nostri amici conoscono bene). Io e Irene eravamo posizionati molto bene nella classifica mondiale dei "no per carità, i bambini sono bellissimi finché sono degli altri". Lì, in Egitto, quella sera, è scattato quel meccanismo che molti di voi conoscono bene: se pensi anche lontanamente di avere un figlio... vuol dire che lo vuoi, e che da quel momento inizierai a considerare che sì, può accadere. Puoi volerlo più o meno intensamente, ma qualcosa, in te, in voi, è scattato.

"Boh, magari, un giorno, ci verrà voglia di fare un bambino".

Quella notte, su quel divano pieno di cuscini, a bordo della piscina del Melìa di Sharm el Sheik, con il mare a pochi metri, è nata dentro di noi una consapevolezza: eravamo pronti anche soltanto a pensare di avere un bambino. Quando? Non lo sapevamo, ma quando il meccanismo parte è solo questione di tempo. Lei l'università, io i libri, i giornali e il vezzo di una laurea specialistica da tempo libero (esami finiti, tesi ancora oggi da discutere. Non è scattato il meccanismo). Quella sera sappiamo che non c'è fretta. E infatti passeranno due anni prima che ci provassimo davvero. Però a Leo lo racconteremo. Che un bambino si concepisce almeno in due momenti. Il suo primo momento è stato in un posto bellissimo, in un momento di grande amore, tra persone che nessuno sarebbe riuscito a dividere.

Per la cronaca vinse Bersani. Quella sera, dico, alle elezioni italiane, vinse Bersani. Che poi non farà il premier e andrà a bere una birra da solo. Ok non importa. La persona che mi aveva preceduto in Regione prese pochissimi voti e io, in Regione, non andai. E infatti sono ancora incensurato e senza indagini a carico. Tornammo in Italia senza influenza intestinale. Riprendemmo la nostra vita insieme. Con un pensiero, dolcissimo, in più.

*Amici. Il momento giusto non esiste. Lo ha inventato la Durex. Il momento giusto non arriva mai. E quando arriva è tardi. Il momento giusto è quando state pensando "aspettiamo il momento giusto".

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